Il culto dionisiaco riportato alle sue origini indiane. Il rapporto
con la natura. Il tema del doppio, nel teatro così come nella vita.
Il ribaltamento dei ruoli, le identità mutevoli. Tra danza
Bharatanatyam e musica contemporanea eseguita dal vivo, sono questi i
temi principali attraversati da archiviozeta nel nuovo allestimento di
Baccanti di Euripide, in scena per la prima volta all’interno di un
teatro – dunque in Prima Nazionale – il 4 aprile al Teatro
Palladium. Un appuntamento che segna il ritorno della compagnia, dopo
diversi anni, nella Capitale. Fondata nel 1999 da Enrica Sangiovanni e
Gianluca Guidotti, archiviozeta è una delle realtà più rigorose e
politiche della scena teatrale europea degli ultimi 30 anni, nota per
una costante attenzione verso le grandi questioni che attengono alla
memoria storica ma anche per la scelta di spazi non teatrali e spesso
en plein air in cui sviluppare la propria ricerca artistica, che
proprio per questo motivo si articola sempre in dialogo con i vari
luoghi che va ad abitare. Un’idea di teatro dunque che è sempre
site specific. Non a caso nel 2024 archiviozeta ha ricevuto il Premio
Ubu/Progetto speciale per il “fulgido percorso in grado di dilatare
‘il teatro che abbiamo in mente’. Il loro teatro compare infatti
fra ex-tiri a segno, negli ex-mercati, dentro gli archivi di stato,
nelle biblioteche e negli istituti medici, fra le aule magne, nei
padiglioni oncologici e in cammino dentro e attorno a monumenti di
guerra, come il Cimitero militare germanico al Passo della Futa, forse
il loro luogo della memoria prediletto […]. Un teatro dunque
pienamente politico perché sollecita e rigenera il vivere insieme
grazie alla partecipazione artistica, senza mai rinunciare ai misteri
e alle ineffabili vertigini della poesia.” La prima versione di
Baccanti nasce nel 2023 nell’ambito della rassegna inosservanza,
pensata in stretta relazione con Villa Aldini a Bologna che ha accolto
il debutto, con i suoi spazi neoclassici trasformati dalla messa in
scena di archiviozeta. Nel 2024 poi, un secondo allestimento ha
riguardato la navata barocca dell’ex chiesa di San Mattia, sempre a
Bologna. Oggi la nuova sfida per questa rilettura dell’opera di
Euripide è di misurarsi per la prima volta con uno spazio teatrale
vero e proprio. Alla guida di un gruppo di giovani attrici e attori di
fronte a uno dei testi fondamentali del teatro antico, un inno alla
vita indistruttibile, Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti
affrontano la tragedia scritta tra il 407 e il 406 a. C. depurandola
dagli stereotipi stratificatisi nei secoli, andando al cuore
dell’antico edificio tragico e ancora più indietro nel tempo, fino
ad arrivare alle origini più remote del culto dionisiaco, la cui
nascita risale all’antichissima cultura indiana. “Potremmo dire
che il Dionisismo è stata una declinazione occidentale dello
Shivaismo e ha rappresentato, in immagini e in versi, l’essere umano
in comunione con il tutto, con la vita selvaggia, con gli animali
della montagna e con la foresta” afferma archiviozeta, che aggiunge:
“Per dare corpo e vita al nostro Dioniso e porlo al centro delle
domande cruciali del nostro tempo – a partire dal nostro rapporto
con la natura – abbiamo deciso di rifarci liberamente a quel
variopinto alfabeto fisico di gesti, posture, sguardi che abbiamo
iniziato ad esplorare sapientemente guidati da Giuditta de Concini,
maestra di danza indiana Bharatanatyam. Anche la partitura musicale
pensata con Patrizio Barontini è un contrappunto che dialoga
costantemente con la parola, innervandola con estrema delicatezza di
ritmi, echi, melodie esoticamente dionisiache ma che spesso scivolano
verso la modernità.” Questo scavare all’origine, questo tornare
alla struttura archetipica – prima indiana, poi greca – del Mito,
è la chiave per la messa in scena di archiviozeta, dove il coro
femminile di Baccanti è interpretato da attori uomini, Penteo da
un’attrice che impersona un uomo che si traveste da donna e, infine,
Dioniso stesso viene interpretato, in simbiosi, da un’attrice e da
un attore contemporaneamente, “a significare la natura doppia,
imprendibile, androgina e instabile del dio fanciullo e toro,
sacerdote e regista”. Perché Dioniso, oltre a essere il dio
dell’ebbrezza, della Natura e della metamorfosi, è anche il dio del
Teatro. Dunque Baccanti, secondo la visione di archiviozeta, diventa
una grande riflessione sul teatro e il suo doppio, sul vedere e
sull’illusione di vedere. E, allargando lo sguardo, sulla realtà e
sulla sua mistificazione, ovvero la problematica più urgente alla
base della grande crisi che investe il mondo contemporaneo. Al termine
dello spettacolo, i registi Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni
dialogheranno con Paolo Pecere, docente di Storia della Filosofia
all’Università di Roma Tre e autore del saggio Il dio che danza.
Viaggi, trance, trasformazioni (Nottetempo, 2021), e Riccardo
Chiaradonna, docente di Storia della filosofia antica
all’Università di Roma Tre. Inoltre, prima di arrivare a Roma,
archiviozeta sarà al Teatro Arena del Sole di Bologna il 22 e 23
marzo con La montagna incantata, dal romanzo di Thomas Mann. Anche in
questo caso, un evento speciale in forma di maratona che consentirà
per la prima volta di vedere l’intero lavoro in una giornata, dopo
quattro anni di allestimenti itineranti nel Cimitero militare
germanico del passo della Futa e nel complesso monumentale di San
Michele in Bosco all’Istituto Ortopedico Rizzoli. Un’occasione
unica nell’anno in cui ricorrono due importanti anniversari: i 150
anni dalla nascita e i 70 dalla morte di Thomas Mann.
music
theater
57
Views
13/03/2025 Last update