"Ti ho SPOSATO PER ALLEGRIA" è la prima delle undici commedie di
Natalia Ginzburg, che arriva al TEATRO QUIRINO DI ROMA DAL 25 AL 30
MARZO DIRETTA DA EMILIO RUSSO.Natalia Ginzburg la scrive nel 1965, tre
anni dopo avere vinto il Premio Strega con il suo capolavoro Lessico
Famigliare. Come in quasi tutta la sua produzione affronta ancora temi
eterni come l’amore, le relazioni, le madri, la morte, la
diseguaglianza sociale. E ancora una volta ne parla quasi senza
parlarne raccontando storie in apparenza semplici e familiari con la
lingua concreta di tutti i giorni. "Ti ho sposato per allegria nel suo
inconsueto articolarsi tra assenze e presenze è una sorta di
vertigine, di labirinto che conduce nello stesso punto dal quale si è
partiti e da dove si riparte forse cercando un altro percorso.
Chissà? Da qualche parte prima o poi si dovrà uscire. O forse no,
proprio come in quella cosa che continuiamo a chiamare vita", scrive
Russo.
"Ti ho sposato per allegria è un testo comico? Sicuramente, ma non
nella misura dell’intreccio, che non c’è per niente e nemmeno
nelle gag o battute spiritose che non ci sono. Lo è per quel suo
ritmo da commedia nei dialoghi molto efficaci e nella narrazione dei
personaggi assenti e assurdi, ma anche molto concreti e riconoscibili
da ognuno (chi non ha conosciuto un poeta maledetto, come Manolo,
un’amica zitella col naso arricciato come Elena, una disinibita
predatrice di uomini e donne come Topazia, una zia Bigotta come
Filippa eccetera). La stessa Ginzburg della sua prima commedia (lei
non sopportava prima di allora di scrivere per il teatro, poi ne ha
scritto 11) ha detto: 'ero molto triste e poi scrivendo è venuta
fuori una cosa allegra'. Ecco forse è un’indicazione abbastanza
opportuna. L’allegria deve venire quasi da sola, così come la
comicità, tra le pieghe di una storia ricca di sfumature tra
disincanto e tenerezza, il tutto miscelato con una certa dose di
nostalgia, forse anche di rabbia per un mondo che non è poi andato
così come doveva andare. Per questo sono convinto che non sia
opportuno modificare, adattare o tanto meno modernizzare il testo.
Sono convinto che vada contestualizzato a quella metà degli anni 60 -
così lontani e così vicini - e far risuonare parole e situazioni al
cuore e all’intelligenza del pubblico del tempo presente", conclude
il regista.
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26/03/2025 Last update