“Mi serve un punto di partenza, non fosse altro che un granello di
polvere o una scintilla di luce. Un pezzo di filo può spalancarmi un
mondo, così come un segno, l’impronta di un dito, una macchia sul
terreno e la fiamma di un fuoco …” (J. Mirò) La mostra del Mudec
dedicata a Joan Mirò è parte del progetto di presentare al pubblico
quegli artisti che hanno dialogato con le culture “altre”, e che
da queste hanno tratto linfa e ispirazione per la creazione di un
linguaggio originale, che ha a sua volta lascia un segno nell’arte
del XX secolo. Attraverso un’ampia selezione di opere realizzate tra
il 1931 e il 1981 dal grande artista catalano, si penetra
nell’universo della sua arte così personale, fatta di segni e di
poesia. Mirò condivise l’avventura surrealista con gli artisti del
suo tempo, ma anche con i suoi amici poeti, con i quali sperimentò la
fusione tra pittura e poesia in un cammino segnato da un processo di
semplificazione che rimanda al primitivismo, alla forza evocatrice del
segno, del colore, della materia. Ed è proprio su questo ultimo
aspetto che l’esposizione del Mudec presta attenzione:
all’importanza che l’artista ha sempre conferito alla materia, non
solo come strumento utile ad apprendere nuove tecniche, ma anche e
soprattutto come entità fine a se stessa. Attraverso la
sperimentazione di materiali eterodossi e procedure innovative,
l’artista rompe le regole così da potersi spingere fino alle fonti
più pure dell’arte, con la stessa potenza evocativa ed onirica
dell’universo primitivo.
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26/04/2016 Last update