Arriva dal 26 gennaio al 26 maggio 2024, nella palazzina liberty al
Parco del Valentino, una mostra che fa il punto del percorso artistico
e della storia tormentata di questo visionario pittore, con oltre 90
opere. “ L’arte, quando gli fu possibile o scelse lui stesso,
volontariamente, di praticarla, rappresentò per Ligabue non già un
itinerario terapeutico o un’evasione salvifica dai propri,
insanabili, tormenti esistenziali, ma il racconto, crudo, dei
medesimi, attraverso argute allegorie caratterizzate dalla presenza
degli amati animali: tigri, vipere, cani, mosche, api ” Con queste
parole, il curatore Giovanni Faccenda introduce la grande mostra
dedicata ad Antonio Ligabue che si apre al pubblico alla Promotrice di
Belle Arti di Torino il 26 gennaio, per protrarsi fino al 26 maggio.
L’esposizione è la prima realizzata con la Fondazione Augusto
Agosta Tota, a quasi un anno dalla scomparsa di Augusto Agosta Tota,
che dell’artista fu amico, promotore e studioso. L’arte per
Ligabue è sempre stata un’esigenza innata che lo aiutava a
sopportare le difficoltà e i dolori della vita. Questo è
riscontrabile soprattutto nella forza dei suoi dipinti che colpisce
ancora oggi, emozionando e colpendo nel profondo. Di Antonio Ligabue
sono stati evidenziati, dai pochi che si sono interessati a lui, i
soggetti delle opere, trascurando in larga parte la straordinaria
capacità tecnica dell’artista. Questa mostra, intende allontanarsi
dalla stereotipata visione del “matto”, del personaggio mitologico
a cui ha fatto un gran bene il cinema (con i due film del 1977 con
Flavio Bucci protagonista e del 2020 con Elio Germano), per riportare
il suo disagio a una lunga tradizione che risale all’800, da Ensor a
Munch e fino a Van Gogh. Le opere provengono da collezioni private,
dai celebri autoritratti alla Testa di tigre del 1953 e Leopardo del
1955, dal Motociclista del 1954, alla Traversata della Siberia del
1959: un corpus di 71 dipinti, 8 sculture e 13 disegni per un viaggio
nella sua popolare iconografia. Sempre il curatore Giovanni Faccenda
chiosa: Una delle novità della mostra sono proprio alcune opere non
viste da molto tempo e alcuni inediti. Ci sono autoritratti che
scansionano meglio la sua vita, come una sorta di diario. In alcuni si
rappresenta con la tempia insanguinata, testimonianza di quando si
batteva con una pietra convinto che così sarebbe uscito dalla testa
il male che lo attanagliava. Il naso aquilino, invece, lo rendeva più
vicino all’immagine di artista maledetto.
culture
exhibit
1776
Views
27/05/2024 Last update