KAKUMA NELLA LINGUA LOCALE SIGNIFICA “no-where”, cioè nessun
posto, un non-luogo. Si trova nel nord-ovest del Kenya, al confine con
il Sudan, l’Uganda e l’Etiopia, nella regione dei Turkana.
L’ambiente è semi-desertico: sabbia, cespugli spinosi, pochi alberi
capaci di resistere alle temperature costanti sui 40 gradi, pietre,
tanto vento e tanta polvere.Kakuma è una piccola cittadina e sarebbe
un posto assolutamente sconosciuto, con poche capanne di pastori
nomadi. Nel 1991 un gruppo di oltre 40.000 ragazzi scapparono dal
Sudan in guerra e si rifugiarono in Kenya proprio in questa regione.
Le Nazioni Unite aprirono quindi in questo luogo nel 1992 uno dei
piu’ grandi campi profughi dell’Africa: attualmente ospita più di
350.000 persone, che provengono dal Sudan, dalla Somalia, Congo,
Burundi, Ruanda, Etiopia, Eritrea, Uganda…
Una città senza futuro dove vivere la speranza potrebbe sembrare
un’utopia. Partirà da quì il racconto di Sorella Elisabetta
Grobberio, classe 1972, originaria di Torino ed ora missionaria
consacrata presso il Centro Contemplativo e Missionario Charles.de
Foucauld, fondato da Padre Andrea Gasparino a Cuneo. L’incontro si
svolgerà venerdì 16 maggio, alle ore 21.00 presso l’Opera della
Misericordia a Torino, in via Assietta 9. Attraverso foto e filmati
verrà presentata la realtà della vita in un campo profughi, grazie
alla testimonianza di oltre vent’anni di missione di Elisabetta.
Chi sono i profughi? Persone che avevano sempre avuto una vita
normale. Troviamo contadini, pescatori, studenti, maestre, casalinghe,
insegnanti delle medie e delle superiori, sarte, avvocati,
disoccupati, falegnami, medici, infermieri, laboratoristi, mamme,
papà, nonni e bambini… persone che conducevano una esistenza
normale, ma ad un certo punto della vita è successo qualcosa di
inaspettato e di violento che ha cambiato tutto e sono stati costretti
a lasciare tutto e a scappare.
La povertà più grande non è la mancanza di cibo o denaro, è la
mancanza di libertà! La gente non può muoversi, non può sognare un
futuro.
La ricchezza più grande del campo sono i bambini.
La stragrande maggioranza del campo (si stima più del 60 %) è fatta
di giovani sotto i 35 anni. Il motivo principale è che gli anziani
non sono in grado di scappare in situazioni di pericolo o di fare
lunghe marcie per lasciare il loro paese.
I giovani sognano l’istruzione e sono felici di poter andare a
scuola. Le elementari nel campo sono gratis. Le scuole di grado
superiore invece sono a pagamento (ciò rende pressochè impossibile
la frequenza).
Nonostante tutto questo quadro Kakuma non è un luogo triste: la gente
ha sviluppato una enorme capacità di resistenza: hanno imparato ad
affrontare le difficoltà della vita senza farsi schiacciare e sanno
sempre ripartire, ricominciare credendo di nuovo nelle possibilità
che il futuro può offrire loro.
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10/07/2025 Last update