Venerdì 30 maggio alle ore 21, nella Sala Strehler del TEATRO
BIONDO di Palermo, andrà in SCENA “Il TRENINO DI LATTA”, dramma
teatrale in atto unico scritto da Simona D’Angelo e diretto da
Pietro De Silva, attore noto al pubblico nazionale. Tra i protagonisti
in SCENA SPICCA FILIPPO GLORIOSO, attore e doppiatore con una carriera
che attraversa TEATRO, cinema, televisione e documentari.Glorioso è
noto anche per “I Siciliani” (2016), documentario presentato al
BAFTA di Londra, e per il suo impegno come direttore artistico e
presidente dell’associazione “Music in the World”.
A proposito del suo ruolo nella replica dello spettacolo “Il trenino
di latta”, Glorioso afferma: «Calcare il palcoscenico del Teatro
Biondo è per me motivo di profonda emozione. È un luogo carico di
storia, dove si sono esibiti artisti che rappresentano l’eccellenza
del nostro panorama teatrale. Sentire quel peso addosso non mi
intimorisce, anzi: mi stimola e mi onora. Il personaggio che
interpreto mi è entrato dentro in modo naturale, forse perché ho
attinto a un’esperienza personale molto forte. Mi sono ispirato a un
caro amico colpito dal morbo di Alzheimer. La sua perdita di
riferimenti, il suo sguardo che non riconosce più i volti familiari,
mi hanno aiutato a dare corpo e verità al ruolo. È stato come
restituire qualcosa, un tributo silenzioso alla fragilità umana».
Con lui sul palco Simona D’Angelo e Davide Lo Coco. L’autrice
Simona D’Angelo, nata a Siracusa e residente a Palermo, è
direttrice artistica della “Piccola Accademia dei Talenti”.
Attrice, regista, drammaturga e docente, ha una formazione solida tra
Roma, Palermo e Milano. Collabora con la “Compagnia Marionettistica
Siciliana” ed è attiva nel campo dell’insegnamento di teatro,
cinema e movimento scenico.
Biglietti disponibili al P.A.T. (via Giuseppe Paratore, 17),
al botteghino del Teatro Biondo o online su Vivaticket.
LA TRAMA DELLO SPETTACOLO
Nel dramma teatrale “Il trenino di latta”, Simona D’Angelo porta
in scena il ricongiungimento tra due fratelli, Matteo e Carla, e il
loro padre, un regista disilluso dalla vita. Il racconto si muove tra
l’assenza e la frattura affettiva, fino a una fragile possibilità
di riunione. Tutto ruota attorno al ricordo di un vecchio trenino di
latta: dono fragile e incompleto, ricevuto nell’unico incontro avuto
con il padre. Oggetto-simbolo, memoria concreta di un legame spezzato
ma mai del tutto svanito. La vicenda si svolge all’interno di una
sala teatrale, e Carla – che nella storia è anche regista – mette
in discussione il confine tra finzione e realtà, lasciando spazio
allo spettatore per interpretare e decidere dove finisca la
rappresentazione e dove cominci la realtà.
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10/07/2025 Last update