IL CONCERTO DI PASQUA del CORO e ORCHESTRA FABIO DA BOLOGNA diretti da
ALESSANDRA MAZZANTI avrà luogo nell’ottava di Pasqua, sabato 7
aprile alle ore 21,15. Protagonisti accanto al Coro e Orchestra
saranno l'organista KIM FABBRI, i violoncelli solisti SEBASTIANO
SEVERI e MARIO STRINATI, la viola solista FRANCESCA CAMAGNI. Il
programma è una vera e propria meditazione su temi pasquali e sul
mistero della morte e della resurrezione, grazie ai capolavori di
autori vissuti tra il XVIII e XX secolo. Il concerto si aprirà con
una scelta di cori dal Miserere ZWV 57 di Jan Dismas Zelenka.
Compositore boemo, personalità eminente del periodo tardobarocco,
stimato da Johann Sebastian Bach che lo considerava "suo amico e
patrono", e a lui stilisticamente affine, Zelenka fu dimenticato
subito dopo la morte, per essere riscoperto solo nel XIX secolo.
Zelenka compose lavori estremamente originali e inusuali per la sua
epoca. Nelle sue composizioni sacre scritte per la corte di Dresda
collega in parte le tecniche di composizione arcaiche (che ebbero in
Palestrina il maggior esponente) con i mezzi stilistici più moderni
del suo tempo in modo da ottenere creazioni altamente espressive.
Seguirà quindi il Concerto per 2 violoncelli e archi in sol minore di
Antonio Vivaldi. Vivaldi è considerato il padre del concerto
solistico, il compositore che meglio, e per primo, ha forgiato questa
nuova forma musicale. Tra i Concerti vivaldiani quello in sol minore
per due violoncelli occupa un posto tutto particolare. Qui la voce dei
due archi solisti assume un tono imperioso e marcato nel rapporto con
il «Tutti» dell'orchestra e Vivaldi è capace di sprigionare il suo
estro grazie alla luminosità del suono orchestrale e una
inarrestabile e travolgente vis strumentale. Il coro torna quindi
protagonista con lo Stabat Mater in sol min. Op. 138 di Josef
Rheinberger. Organista e compositore nato nel Lichtenstein,
Rheinberger divenne Maestro di Cappella per la musica sacra alla corte
di re Ludovico II di Baviera. Autore assai prolifico, accanto alla sua
grande produzione per organo considerata il più valido apporto alla
musica organistica dai tempi di Mendelssohn, egli eccelse nel genere
della composizione sacra e liturgica. Lo Stabat mater di Rheinberger,
autore profondamente pervaso da un intenso misticismo, mostra meglio
di altri brani le sue doti tecniche ed espressive. Il coro, con
l’organo concertante e l’orchestra d’archi rendono con grande
intensità il testo, interpretato in uno stile profondamente
romantico. Per orchestra d’archi vene quindi proposto L’Adagio e
Fuga in do minore K 546 di Wolfgang Amadeus Mozart. Mozart, venuto in
contatto con il mondo del contrappunto severo e con i grandi lavori
contrappuntistici di Bach e Händel durante il suo soggiorno viennese,
scrisse la Fuga in do minore K. 426 per due fortepiani nel 1783. Nel
giugno del 1788 riadattò questa fuga per quartetto od orchestra
d'archi aggiungendo un Adagio introduttivo. Mozart si riconosce nello
stile severo in quanto gli riconosce un valore mistico, trascendente,
la musica contrappuntistica assume una dignità "religiosa", un sapore
rituale che sembra rendere la composizione indipendente dai turbamenti
umani e donargli una vita propria nella quale il brano pare originarsi
da sé. Anticipa così il crescendo culturale che porterà nel secolo
successivo la musica a essere arte con una propria altissima dignità
intellettuale e spirituale. Il concerto proseguirà quindi con il
dolce e straziante Requiem di Giacomo Puccini, composto dietro
richiesta di Giulio Ricordi per una messa di commemorazione del quarto
anniversario della morte di Giuseppe Verdi e fu eseguito il 27 gennaio
1905. Questa fu l'unica esecuzione avvenuta nella vita di Puccini. Il
Requiem fu eseguito in un concerto celebrativo dopo la sua morte e
pubblicato 50 anni dopo. Composto per coro a 3 voci, organo e viola,
questo brano si caratterizzata per i tipici stilemi pucciniani ed è
pervaso da una profonda malinconia. Rappresenta un'immobile e attonita
meditazione sul mistero della morte. Il concerto si chiuderà con il
Salmo 150 di César Franck, “Alleluia, louezle Dieu, caché dans ses
saints tabernacles” (“Alleluja, Lodate Dio, lodatelo nel suo
santuario”) Franck fu considerato uno dei maggiori organisti del suo
tempo ed ebbe tra i suoi studenti anche D 'Indy e il giovane Debussy.
Il suo personalissimo linguaggio, caratterizzato da arditi
procedimenti contrappuntistici e una sensualità timbrica del tutto
particolare, è la felice sintesi tra una profonda influenza dei
classici come Bach e la naturale attrazione per le esperienze tardo
romantiche. Il Salmo 150, composto nel 1888, originale per coro,
organo e orchestra, verrà presentato in una versione per coro,
organo, archi e oboi di Alessandra Mazzanti.
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08/04/2018 Last update