Re-Imprinting prenatale e di nascita Rinascere, se stessi.
Imprinting è un termine coniato dallo zoologo austriaco Konrad
Lorenz per definire una particolare modalità di apprendimento che
può avvenire solo nelle prime ore dopo la nascita. Non è un
comportamento innato, ma neppure una forma di apprendimento possibile
durante tutto l’arco della vita. Scaturisce dall’intreccio tra le
informazioni che il nuovo nato riceve dal campo, in cui giunge, e i
suoi codici originali, come accade per il seme e il suo terreno. Per
estensione, si parla oggi di imprinting prenatale e di nascita per
indicare tutto ciò che rimane impresso nel soggetto dell’intero
periodo che scorre dal concepimento e persino dal preconcepimento,
sino alla nascita e al perinatale: uno scenario, un insieme di memorie
e informazioni, che costituiscono le fondamenta dell’individuo che
verrà, sotto il profilo somatico, psichico ed energetico. Dal punto
di vista scientifico, possiamo a pieno titolo oggi parlare di
imprinting come di una memoria legata all’ambiente intrauterino in
cui il feto prende forma e ai primi stadi della vita, in base ad
eventi chiave avversi avvenuti nell’ambito del concepimento o nel
periodo perinatale. Essa è innescata a livello biochimico, genetico e
somatico, agisce anche dopo molti anni nell’adulto a livello
sottocorticale e inconscio strutturando le fondamenta neurobiologiche
del metabolismo di base quali la respirazione, il battito cardiaco, la
digestione, i circuiti neurali ed endocrini, modellando così
strutture fondanti della personalità come la capacità di
autoregolazione degli affetti o la facoltà di relazione
interpersonale. (Schore A. 2003) Gli imprinting che influenzano i
livelli profondi dell’architettura fisiologica organica e di quella
neurale encefalica mandano segnali e impulsi che modificano il modo
in cui l’individuo può entrare in contatto con la realtà. Le
memorie perinatali possono plasmare le strutture neurali divenendo
così i pilastri sui quali si costruiscono attraverso i vari stadi
dello sviluppo le neuropersonalità (Panksepp J. et al. 2014), le
capacità di adattamento e le facoltà intellettive dell’individuo.
Evidenze scientifiche di decenni di ricerca evidenziano come lo
stress vissuto dalla madre in ambito perinatale, testimoniato da alti
livelli di cortisolo, è trasmesso direttamente al feto e al
nascituro (Talge et al. 2007), influenzandone la struttura
psiconeuroendocrina e condizionando potenzialmente il corso
dell’intera vita in risposta ai diversi agenti ambientali. (Fatima
et al. 2017) Così come sono nata/o, così sono nel mondo . (Dominique
Degranges) È ormai noto, sia sotto il profilo psicoanalitico che
sotto l’aspetto epigenetico, che queste esperienze prenatali e di
nascita, lasciano impronte che si manifestano nel modo di vivere, di
percepire il mondo, nel rapporto che si instaura con se stessi e con
gli altri. Si tratta di veri e propri schemi che oggi sappiamo
rimanere impressi nelle memorie persino cellulari del soggetto e che
ne condizionano la vita, e la possibilità di viverla in equilibrio
tra bisogni di sopravvivenza e desideri di esistenza. Il Re-Imprinting
è come un viaggio a ritroso, delicato ma intenso, verso le matrici
dell’origine che sono racchiuse nel nucleo più profondo di ciascun
individuo e che narrano le storie di come è giunto alla vita nella
carne e nella materia. Il viaggio comincia dal corpo e dal sentire,
dalle narrazioni del tema di gestazione e nascita in relazione a
copioni ripetitivi e memorie emergenti, per giungere al sottile della
coscienza, della presenza, della connessione alla fonte. Si tratta di
fare esperienza di alcuni aspetti della propria nascita, prendere
coscienza di schemi precoci, esistenziali e di sopravvivenza, entrare
in contatto con il proprio corpo, diventare più consapevoli delle
impronte che ci accompagnano per ristrutturare nuove connessioni e
trasformare memorie profondamente ancorate in se stessi. Attraverso un
processo trasformativo che integra lavoro corporeo, emotivo-espressivo
e meditativo, in un contesto sicuro, contenitivo e non catartico, si
compie un viaggio per portare alla luce il sé più puro, la nota
fondamentale, e far sì che questa possa essere ricondotta al presente
con la massima libertà e forza espressiva possibile. Il lavoro pre e
perinatale di Erica Francesca Poli Dopo aver colto e approfondito il
filone sotterraneo di lavoro sul tema di nascita che percorre tutta la
storia della psicoanalisi, da Freud, a Rank, a Reich, fino alla
psicologia transpersonale di Grof, si ritrova a incontrare proprio
questi temi nell’ambito dei suoi interessi neuroscientifici, con gli
studi sulla diade madre-bambino e sullo stress materno-fetale di
Stern, Tronick, Beebe e Lachman, Schore, Piontelli e le ricerche in
ambito epigenetico. In parallelo conosce il lavoro di figure meno note
alla cultura corrente come Fodor, Lake, Szondi, Eliacheff, Van der
Waal. In concomitanza con la propria esperienza di madre, durante la
gravidanza, decide di iniziare uno studio sistematico della psicologia
pre e perinatale, incontrando il modello NARM (modello di regolazione
neuroaffettiva) di Larry Heller e soprattutto la PPN di Dominique
Degranges, a sua volta influenzato dal lavoro di Emerson e soprattutto
Ray Castellino. Dopo aver approcciato il modello di Degranges e averlo
applicato personalmente sulla propria esperienza di parto, potendone
così constatarne l’efficacia e profondità, decide di abbracciare
la formazione triennale per operatore PPN che completa con successo,
diplomandosi nel settembre 2021. Alla metodologia appresa, integra,
come di consueto in forma eclettica, la propria formazione ipnotica e
psicodrammatica junghiana, giungendo ad un modello di lavoro personale
e interdisciplinare. Dall’esperienza della PPN scaturisce la stesura
del libro Mille giorni d’oro e il capitolo Impronte sulla neve nel
libro Le emozioni che curano.
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10/07/2025 Last update